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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 78
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originale
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78 Quid est aliud, nolle moneri a Iove, nisi efficere ut aut ne fieri possit auspicium aut, si fiat, videri?
Nam illud admodum ridiculum, quod negas Deiotarum auspiciorum, quae sibi ad Pompeium proficiscenti facta sint, paenitere, quod fidem secutus amicitiamque populi Romani functus sit officio; antiquiorem enim sibi fuisse laudem et gloriam quam regnum et possessiones suas. Credo id quidem, sed hoc nihil ad auspicia; nec enim ei cornix canere potuit recte eum facere, quod populi Romani libertatem difendere pararet; ipse hoc sentiebat, sicuti sensit.
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traduzione
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78 Che cos'altro ?, questo non voler essere avvertiti da Giove, se non fare in modo che un auspicio non possa avvenire o, qualora avvenga, non sia veduto?
Quell'altra cosa, poi, ? estremamente ridicola: che, secondo te, Dei?taro non si ? pentito di aver dato retta agli auspicii che ricevette al momento di partire per il campo di Pompeo, poich?, tenendo fede alla lealt? e all'amicizia col popolo romano, comp? il suo dovere, e consider? pi? importante l'onore e la gloria che il mantenimento del suo regno e dei suoi possessi. Questo io lo credo senz'altro, ma non ha niente a che vedere con gli auspicii: non fu certo una cornacchia che col suo gracchiare pot? insegnargli che faceva bene a battersi per la libert? del popolo romano: era lui che ne era convinto, come dimostr? coi fatti.
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